PAGE

Con questi lavori Mirco Bardi  si muove nell'ambito di un linguaggio che non concede nulla al figurativo in senso accademico e tradizionale.

Il percorso di questo artista trevigiano pone all'attenzione del pubblico la sua ricerca artistica che ha come fine ultimo l'indagine sulle qualità espressive della materia.

Immagini astratte ottenute mediante l'assemblamento e la sovrapposizione di superfici, elementi e tecniche di varia natura. I materiali in uso sono principalmente lastre di ferro ossidato, polistirolo, carta di giornale, stoffe, legno.

Ad un certo punto l'artista inizia ad annoverare il "fuoco" per così dire, tra i suoi strumenti artistici con la fiamma brucia tavole di legno sulle quali poi interviene cromaticamente. In questo caso l'usura che segna i materiali assume quasi un valore metaforico primordiale -il fuoco- che accelera la corrosione della materia.

Fil rouge del ciclo di lavori di Bardi è il contrasto tra pieni e vuoti. Superfici tese ad ospitare astratti materici dai toni neutri, da cui emerge costantemente una goccia sanguinolenta, una macchia di colore, un buco, quasi a suggerire un taglio, una perdita, una ferita aperta.

Tra tutti l'elemento ricorrente è sicuramente il "buco" che profuma tanto di concetti spaziali alla Fontana. 

Anche se il buco può ormai esser considerato un "classico" dell'arte, le opere di Bardi assumono in questo modo un aspetto "povero" ed essenziale: la loro forza espressiva stà proprio in questo. L'atto del bucare accentua qui il valore della superficie, trasformandola in una presenza che, sì, lascia intuire spazialità infinite, ma che comunque si impone con la sua fisicità.

La ricerca di Mirco Bardi è in sostanza tesa alla sublimazione della materia, in cui emerge tutto lo sforzo dell'autore a tradurla in carica poetica.

Marco Rossi